La forma delicata del corpo di Lydie

La forma delicata del corpo di Lydie

Ci sono storie, come quella di Lydie (sceneggiata con grande delicatezza da Zidrou e raccontata a matita da Jordi Lafebre), che quando nascono smettono di essere tali, diventano altro e di più.

Ci sono storie, come quella di Lydie (sceneggiata con grande delicatezza da Zidrou e raccontata a matita da Jordi Lafebre), che quando nascono smettono di essere tali, diventano altro e di più.

Siamo in un vicolo di Parigi, immediato dopoguerra. Camille da alla luce una bambina morta, Lydie. Ma nella fantasia della donna, gli angeli del cielo riportano la bimba dalla mamma, perché “il posto di un bambino è vicino al cuore di sua madre, non in paradiso”.
Tutti, nel quartiere, a partire dal papà di Camille, Ciuf Ciuf, decidono di tenere il gioco, di  far finta che la piccola sia reale.
Così Lydie cresce felice e amatissima da tutti, va a scuola, festeggia compleanni, gioca.
Così una comunità si stringe intorno al dolore di una madre e trova un’amica, una presenza reale.

Ci sono storie che quando nascono poi ti prendono la mano e se le lasci fare sono loro, poi, a condurre te.
Creano interrogativi. Riportano ricordi in superficie. Commuovono e smuovono, insieme.

Lydie nasce probabilmente come piccola storia intimistica e dai colori soft. Cresce in un attimo, però. E diventa un gigante di senso. Superando il confine fumettistico e/o letterario e appropriandosi di una vera e propria valenza ipertestuale e filosofica.

Chi è quella bambina senza corpo che stringiamo tutti tra le braccia anche se non ha corpo? Un’idea? Un sogno? Una parte di noi che non riesce a nascere?
O ancora.
Quanto è importante il rispetto per gli altri, per quello che loro riescono a vedere? Quanto può insegnarci credere, avere fiducia, non fermarsi al reale codificato?

(Il papà di Camille, Ciuf Ciuf, parla con il dottore, lo stesso che aveva fatto nascere il corpo senza vita di Lydie. Gli angeli del cielo hanno riconsegnato da poco la piccola alla mamma, che la stringe e le da il latte: “Guardi, dottore!” sussurra piano Ciuf Ciuf “Non l’avevo mai vista così radiosa… dice che dovremmo?”. “Internarla? No di certo. Se dovessimo internare una persona solo perché è felice!”)

Lydie, la bambina che non c’è, è l’amica che tutti i bambini amano. L’amica che tutti i bambini riescono a vedere. Ha un volto. Ed è lo stesso per tutti.

(E’ sera. La maestra parla con il preside della scuola. “Oggi pomeriggio ho chiesto ai bambini di disegnare il loro miglior compagno di classe… molti di loro hanno disegnato Lydie. Quando ho raccolto i disegni, ho notato che… Anzi, guardi lei stesso!”. Il preside si avvicina ai ritratti. “Si saranno copiati l’un l’altro, semplicemente”. “Impossibile”, risponde la maestra, “Alcuni sono divisi da parecchi banchi! Lo stesso vestito,gli stessi capelli… Perfino il fiocco tra i capelli è dello stesso colore!”)

Lydie è corpo.
E’ la curva naturale e accogliente che prendono le braccia di mamma Camille mentre la stringono. Sono gli occhi che catturano lo sguardo di nonno Ciuf Ciuf.  E’ lo spazio che riempie il vuoto della non comprensione e dell’assenza di fantasia e immaginazione.

Sognare salva.
Credere in se stessi e nelle cose che si amano, salva. La letteratura e la cinematografia sono colme di esempi, in tal senso.
Un titolo per tutti, Marcellino pane e vino, pellicola spagnola del 1955 di Ladislao Vajda interpretata dal piccolo Pablito Calvo, soltanto sei anni all’epoca delle riprese. La storia di una grande amicizia, quella del piccolo orfanello allevato dai frati in un convento con il suo amico “immaginario”, Emanuel o Gesù che dir si voglia.

Lydie è pubblicato in Italia da Comma 22. La lettura è consigliata ai bambini di ogni età.
O meglio, la lettura è consigliata per tornare, nonostante l’età, tutti un po’ bambini.
Recuperarne lo sguardo, la semplicità (che non è semplicismo), la purezza, i vasti orizzonti.

Abbiamo parlato di:
Lydie
Jordi Lefebre, Zidrou
Traduzione di Armando Mercuri
Comma 22, 2012
60 pagine, brossurato, colori – 12,00 €
ISBN: 978-88-65030-49-3

 

Nota dell’autrice: Vivo da oltre dieci anni all’Aquila. Proprio in questi giorni cade il terzo anniversario dal sisma del 6 aprile 2009.
Sarebbe meraviglioso se, un po’ come accade per Camille con Lydie, la catena del Gran Sasso e quella del Sirente Velino ricominciassero a sentire vive la città che abbracciano; e così tutte le persone che in quella notte maledetta hanno perso affetti, continuassero a sentire vivi e presenti i loro cari.

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