Dylan Dog #305 – Il museo del crimine (Gualdoni, Mari)

Dylan Dog #305 – Il museo del crimine (Gualdoni, Mari)

0 - Dylan Dog #305 - Il museo del crimine (Gualdoni, Mari)

In questo episodio, l’Indagatore dell’Incubo viene trascinato dall’ennesima fidanzata di turno in un museo dedicato ai serial killer che fa da cornice, insieme al suo direttore, ad una sequenza di tre mini racconti, più un quarto conclusivo che è parte integrante della stessa.
I tre episodi sono ispirati da altrettanti exibit del museo illustrati dal direttore, guida d’eccezione in questo caso, che naturalmente Dylan Dog vive in prima persona, interpretando, di volta in volta, un becchino, un librario, un medico e, per concludere, se stesso.
Le citazioni più che esplicite ad opere letterarie e cinematografiche si sprecano, e Giovanni Gualdoni sviluppa la trama con una piattezza e una prevedibilità francamente sconcertanti. Persino il vero finale, abbastanza drammatico per l’Old Boy, presumibile quanto introdotto in maniera improbabile, viene sedato da un secondo epilogo che risulta tremendamente posticcio e tradisce la finalità, tranquillizzante per il lettore, di ripristinare la situazione psicologica e morale del protagonista in vista del numero successivo.
“Il museo del crimine”, che segue il ben più imbarazzante “Terrore ad alta quota”, è la prova provata di come una delle testate ammiraglie per numero di lettori della casa editrice milanese sia , da troppo tempo, sorretta da veri talenti del fumetto come Daniele Bigliardo, spesso da fuoriclasse (come Nicola Mari) , che prestano i loro pennelli a sceneggiature banali come questa (opera, non dimentichiamolo, dell’attuale curatore della testata) o completamente fuori fuoco, come quella di Di Gregorio, nelle quali Dylan Dog pare semplicemente il nome (o il marchio) utilizzato per vendere un’avventura mediocre.

Abbiamo parlato di:
Dylan Dog 305
Il museo del crimine
Giovanni Gualdoni, Nicola Mari
Sergio Bonelli Editore, 2011
98  pagine, brossurato, bianco e nero – 2,70€
ISBN: 9771121580009

 

3 Commenti

3 Comments

  1. Lapo

    12 Febbraio 2012 a 21:41

    Bravo.
    Stavolta sei stato esauriente.
    Recensione sintetica ma molto chiara.

  2. Federico Fiadini

    13 Febbraio 2012 a 13:17

    L’obiettivo nelle brevisioni è sempre quello.
    Grazie per l’apprezzamento ;-)

  3. Lapo

    13 Febbraio 2012 a 13:33

    L’obiettivo, nelle brevisioni, a volte viene ciccato.
    In questo caso no.
    E non dipende, si badi bene, da fatto che si tratta di una stroncatura.

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