Disney nella Germania Nazista

Disney nella Germania Nazista

Il successo di Disney nella Germania nazista: come poteva un simbolo della cultura statunitense circolare e fare fortuna mentre il Reich si chiudeva a tutto ciò che non soddisfacesse l'ideologia nazista?

Nel dicembre 1933 fu stipulato un contratto fra l’agente europeo della United Artists a Parigi e la Ufa tedesca1 : la United Artists s’impegnava a fornire cinque film di Mickey Mouse in bianco e nero e cinque Silly Symphonies. Vennero direttamente forniti dei negativi dai quali dovevano essere fatte 45 copie. Fra febbraio e marzo 1934, i dieci film passarono la censura e furono ribattezzati con titoli tedeschi. Nel settembre 1934 si firmò il contratto fra la United Artists e la Bavaria Film AG a Monaco per la fornitura di 21 Silly Symphonies e 15 film di Mickey Mouse. Per la loro distribuzione, fu stabilito di abbinare diversi filmati in un’unica serata: quattro Silly Symphonies, due film di Mickey Mouse, un film di cultura e un notiziario.
Ma il 16 febbraio 1934 fu varata una nuova legge sul cinema che ribadiva come fosse vietato “violare il sentimento nazionalsocialista“.

La distribuzione di materiale cinematografico in Germania soffriva anche dei gravi problemi del regime valutario e fiscale: il 12 novembre 1934 la Camera del Reich, che si occupava anche del cinema, quadruplicò le imposte di importazione per film stranieri. Questo tuttavia non frenò il boom dei film Disney: nel “Marmorhaus” di Berlino i biglietti erano esauriti da mesi – con cinque proiezioni al giorno! Ulteriori difficoltà vennero dal “decreto tedesco sul contingente”, che prevedeva che un’azienda di noleggio tedesca potesse importare tanti metri di film stranieri quanti ne venivano esportati di film tedeschi. Successivamente, questo cambio fu modificato e un metro di film tedesco divenne equivalente a 50 cm di film d’importazione. D’altra parte ormai il problema principale era diventato l’impossibilità di esportare valuta dalla Germania.

L’11 febbraio 1938 venne fondata la Bavaria-Filmkunst GmbH, in pratica l’unica azienda cinematografica della Germania. Era controllata direttamente da Goebbels e diventò lo strumento decisivo dello Stato nel controllo della cinematografia. Nonostante l’orgoglio della “cultura tedesca” propagandata da nazisti, Hollywood era un esempio per la cinematografia statale tedesca per quanto riguardava l’organizzazione e la tecnica. A questo proposito è interessante notare che all’inizio del 1939 Goebbels dette parere negativo all’importazione di Biancaneve e i sette nani, con la motivazione che il film non solo era troppo costoso, ma avrebbe anche mostrato in modo troppo palese la superiorità degli americani nella tecnica di realizzazione dei cartoni animati, provocando vergogna per la industria cinematografica tedesca.

Il rapporto fra Adolf Hitler e Topolino merita un’attenzione specifica. Il Fuhrer non aveva bisogno di permessi quando voleva vedere i film di Michi Maus. Il proprietario di un cinema ricordò:

Nell’ambiente del cinema era risaputo che nella cancelleria del Reich si guardavano assiduamente i film di Disney“.

Hans-Jürgen Syberberg nel suo film “Hitler, ein Film aus Deutschland” (1977) fece dire a Joseph Goebbels.

Io sono l’incarnazione del diavolo, ma sono anche un essere umano, che ride nello stesso modo per Topolino come voi.

È comunque difficile trovare prove concrete per la popolarità dei film di Disney presso i capi nazisti. Nell’archivio federale di Coblenza si trova tuttavia la conferma della consegna del ministero del Reich per l’istruzione del popolo e la propaganda, dalla quale si evince che sono stati “inviati cinque film di Mickey Mouse all’ufficio dell’aiutante del Führer”.
Le annotazioni nel diario di Joseph Goebbels testimoniano le preferenze di Hitler, che abitualmente rideva di cuore guardando i film di Mickey Mouse in una sala di proiezione privata presso la Cancelleria del Reich:

Ho regalato al Führer 30 film di classe degli ultimi quattro anni e 18 film Mickey Mouse per Natale. Era molto contento. È molto felice per questo tesoro, e spero che si divertirà e si rilasserà2.

Molto si è scritto sulla problematica della censura nazista ai cartoon americani ma per Laqua la collaborazione fra Disney e l’industria cinematografica del Reich tedesco (i rappresentanti tedeschi andavano spesso a trovare Roy Disney per sottoporgli proposte per una possibile collaborazione col Reich tedesco ed in altri paesi europei) non fallì a causa della crescente atmosfera antitedesca negli Usa, ma per le norme valutarie troppo restrittive dei nazisti.
All’interno del Reich tedesco, venivano ancora proiettati film Disney, anche dopo lo scoppio della guerra. Nessuno ne aveva la legittimazione, ma circolavano ancora numerose copie fra i titolari dei cinema, e nessuno all’estero sarebbe stato in grado di opporsi. I film di Mickey Mouse venivano proiettati pubblicamente ancora fino a gennaio 1941.

I prodotti Disney ponevano un dilemma alle ideologie nazionalsocialiste: da una parte i film venivano dal paese dei “negri”, del jazz e di numerose altre “perversioni”; ma dall’altra Disney riscuoteva molto successo proprio con gli adattamenti delle favole tedesche. Come ci si doveva comportare?
Alla fine apparvero decisivi per il mercato cinematografico tedesco la qualità indiscussa dei suoi film ed il lato economico.
L’amore da parte della massa del popolo per questi film ed il loro alto rendimento valevano più di ogni ideologia anche nel Reich tedesco.

I film potevano essere guardati pubblicamente anche dai nazisti stessi, e per questo fenomeno ci sono tre spiegazioni:
1) Walt Disney non era ebreo, ma aveva una madre di origine tedesca;
2) i film di Disney erano quasi totalmente apolitici;
3) come argomenti dei film si prediligeva la tradizione fiabesca tedesca (C.Laqua, cit.) .

Soltanto dopo che la Germania ebbe dichiarato guerra all’America (11 dicembre 1941), ci si pose il problema della conformità con la realtà vissuta e l’ideologia nazionalsocialista. E questa è la fine per Topolino nel Terzo Reich. Nonostante ciò Goebbels annota nel suo diario (3 maggio 1942):

abbiamo paura di dare una veste moderna alla nostra cultura, e per questo essa è antiquata come la storia e adatta solo ad essere esposta al museo“.

Una nota curiosa sul rapporto di Hitler con i prodotti Disney è costituito da questa vicenda raccontata da Simona Marchetti, in Hitler? Disegnava Pinocchio3.

Adolf Hitler un disegnatore di fumetti? A sostenerlo è William Hakvaag, direttore del Lofoten 2.World War Memorial Museum, un museo storico nel nord della Norvegia, che dice di aver trovato dei cartoons, disegnati dal dittatore tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, nascosti in un dipinto a firma A.Hitler, che l’uomo ha acquistato ad un’asta in Germania per circa 300 dollari (poco più di 200 euro). I personaggi che sarebbero stati immortalati dalla matita del leader nazista sono due nani di Biancaneve (Mammolo e Dotto) dell’omonimo film della Disney del 1937, entrambi autografati A.H., e il Pinocchio apparso nella pellicola della Disney del 1940, quest’ultimo schizzo senza firma. Come ricorda il «Daily Telegraph» prima della sua ascesa al potere, Hitler aveva cullato sogni d’artista e sebbene non ci siano ancora conferme ufficiali sul fatto che i bozzetti ritrovati siano davvero riconducibili alla mano del dittatore, è noto che il capo della Germania nazista possedesse copia di Biancaneve e che la guardasse spesso nella sua sala di proiezione privata. Prima di annunciare al mondo la passione di Hitler per i fumetti, Hakvaag avrebbe eseguito una serie di test sui disegni in suo possesso e, stando ai risultati, gli schizzi risalirebbero al 1940. «Sono sicuro al cento per cento che questi bozzetti siano stati dipinti da Hitler – ha detto lo studioso – . Se qualcuno avesse voluto fare un falso, non li avrebbe di certo mai nascosti sul retro di una foto, dove potevano non essere mai scoperti». Non solo.«Le iniziali sugli schizzi e la firma sul quadro – ha concluso Hakvaag – sono uguali a quelle di altre opere già attribuite ad Hitler e poi lui aveva una copia di Biancaneve e sosteneva che fosse uno dei migliori film mai realizzati». Malgrado sia capitato spesso in passato che memorabilia di epoca nazista si siano poi rivelati dei clamorosi falsi e non sia mai facile stabilire con certezza la reale provenienza di alcune opere, le aste dedicate a oggetti attribuiti all’estro artistico di Hitler continuano a far registrare il tutto esaurito. Due anni fa in Gran Bretagna, diciannove acquerelli e due schizzi ritrovati in una fattoria del Belgio e che si diceva fossero opera del leader nazista (li avrebbe dipinti mentre era un giovane soldato durante la Prima Guerra Mondiale) vennero venduti per 118.000 sterline (oltre 156.000 euro) dalla casa d’aste Jefferys.


  1. UFA, acronimo di Universum Film AG, era la principale casa di produzione cinematografica. Di proprietà pubblica, fu fondata nel 1917. 

  2. Carsten Laqua: Mickey Mouse and the Nazi Germany: How Disney’s Characters Conquered the Third Reich, Hermes Press, 2010 

  3. Corriere della Sera, 23 febbraio 2008 

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