Death Note, il sorprendente psico-thriller di Ohba e Obata

Death Note, il sorprendente psico-thriller di Ohba e Obata

Il Death Note è un quaderno in grado di cambiare il mondo, per il cui controllo si sfidano due menti geniali, in un duello psicologico senza precedenti.

Death Note, il manga creato da Tsugumi Ohba e Takeshi Obata, con il passare del tempo è riuscito ad ampliare in modo esponenziale il proprio pubblico anche grazie alla popolarità smisurata raggiunta dall’anime, trasformandosi così da titolo di nicchia a vero e proprio best seller, capace di rivaleggiare senza problemi con i manga più famosi di sempre, grazie a una trama originale e intricata.

Kira vs Elle: ideali di giustizia a confronto

La persona il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà

La storia inizia quando Light Yagami, un geniale studente liceale stanco della società in cui vive, trova per caso il Death Note, un quaderno dotato di terribili quanto inquietanti poteri: riportando su di esso il nome di una persona di cui si conosca il volto, se ne può causare la morte, scegliendone la modalità; ad affiancare il protagonista nella vicenda c’è Ryuk, un dio della morte tremendamente annoiato che decide di lasciare il proprio quaderno in mano agli umani.
Superato lo spaesamento iniziale, il giovane studente, con lo pseudonimo di Kira, decide di usare il quaderno per punire tutti i criminali del mondo, così da creare una nuova società nella quale i malvagi non esistano più.

Death NoteA contrastare il suo piano irrompe Elle, un geniale detective che si dimostra un temibile avversario, portando il duello psicologico tra i due contendenti a diventare il fulcro degli eventi per tutta la prima parte dell’opera.

I due protagonisti, seppur antitetici, sono entrambi convinti di rappresentare la giustizia e proprio per questo agiscono mossi da una determinazione ferrea, che li porta ad architettare elaborate mosse e contromosse per mettere con le spalle al muro l’avversario.

Il concetto stesso di giustizia è uno dei temi fondamentali di Death Note, perché il confine tra bene e male in realtà non è mai definito in modo netto dall’autore; Light infatti è conscio del fatto che uccidere è un crimine, indipendentemente dalle eventuali colpe della vittima, ma crede allo stesso tempo che in determinate circostanze sia l’unico modo per estirpare il male in maniera definitiva.
Lo stesso Elle, in realtà, in diverse occasioni agisce rasentando l’illegalità, arrivando addirittura a segregare i sospettati per mesi, così da portare il lettore a domandarsi fin dove sia consentito spingersi per inseguire il proprio ideale di giustizia.

Misa - Death NoteLa società giapponese ipercompetitiva che pretende da ogni individuo solo il massimo ha portato Light a tramutarsi di fatto in Kira, rivelando dietro la facciata di studente modello una personalità disturbata che lo porta a trasformarsi in un killer psicopatico capace però di calcolare anche le variabili più infinitesimali così da prevedere in anticipo le mosse dell’avversario.
Per Light non esistono i rapporti interpersonali, dato che arriva a considerare addirittura l’eventualità di eliminare i propri familiari pur di raggiungere i suoi obiettivi. Allo stesso modo non si fa scrupolo quando deve manipolare Misa Amane, giovane modella in possesso di un altro Death Note, trasformandola di fatto in una delle tante pedine inconsapevoli al servizio di Kira.

In un primo momento, Light intende realmente usare il Death Note per risolvere i problemi di un mondo che considera marcio e corrotto, senza però rendersi conto che anche lui è parte integrante della società che non approva. Kira si autoproclama dio di un mondo che in realtà odia e, una volta conclusa la sua missione, sarà paradossalmente proprio lui l’unico criminale rimasto, particolare che anche Ryuk con tono ironico fa presente a Light.

Elle, dall’aspetto più trasandato, rappresenta il genio ribelle pieno di manie assurde pronto a spingersi fino al limite della legge per raggiungere il proprio obiettivo; grazie alla sua mente fuori dagli schemi, non esclude nessuna pista, neanche quella sovrannaturale. Il suo impuntarsi su determinate idee lo porta quindi a escogitare una mole infinita di tranelli capaci, in più occasioni, di mettere in serie difficoltà Light. Caso emblematico di questa sfida è la partita di tennis tra i due protagonisti, probabilmente uno dei punti più alti toccati dal manga, capace di portare senza mezze misure lo scontro psicologico sul piano fisico.

Se quindi da un lato la giustizia di Elle si scontra brutalmente con quella di Light, donando alla loro battaglia una dimensione quasi epica, che vede il bene più puro contrapposto al male incarnato, dall’altro il lato umano dei due avversari emerge regalando allo scontro un tono infantile e fanciullesco dove i contendenti non vogliono vincere per un bene superiore (quasi metafisico) ma semplicemente perché non vogliono perdere. L’autore ribalta quindi i toni seri dello scontro psicologico descrivendo i due protagonisti come due bambini capricciosi che devono per forza primeggiare usando, quando necessario, anche la forza.

Alcuni confronti risultano comunque un po’ troppo macchinosi, portando il duello a livelli tattici esagerati che spingono il lettore a passare forzatamente sopra alcuni particolari, come la quasi totale mancanza di capacità deduttive di tutti i comprimari contrapposta a quelle al limite dell’assurdo dei due contendenti. Il thriller psicologico orchestrato da Tsugumi Ohba riesce comunque ad affrontare tematiche profonde, portando la rivalità dei due protagonisti su livelli sempre più ricchi di stratificazioni e sfaccettature.

Kira, il Dio del nuovo mondo

Il mondo precipita verso un’era buia, in cui Kira è la legge

Nel secondo blocco del manga lo scontro si amplia e assume una dimensione globale perché la società ha ormai accettato quasi totalmente l’egemonia di Kira e tutti i crimini sono diminuiti drasticamente.

Con l’arrivo di due nuovi detective, Near e Mello, lo scontro contro Light Yagami prosegue senza esclusione di colpi, variando solo leggermente la formula narrativa della prima parte del manga.
I duelli psicologici sono sempre il punto cardine dell’opera, ma in alcuni frangenti questi momenti vengono interrotti da brevi scene d’azione che riescono a variare il ritmo del racconto, anche se alcuni eventi sembrano utili solo per dilatare in modo forzato la storia; i personaggi poi non vengono approfonditi più di tanto, né si evolvono in alcun modo, facendo scendere di parecchio il livello di tensione rispetto al primo blocco narrativo.

I capitoli si susseguono senza trovate particolarmente interessanti, risultando in alcuni punti eccessivamente verbosi e spesso privi del giusto pathos; fortunatamente la seconda parte, seppur di gran lunga inferiore alla prima su tutti i fronti, riesce a risollevarsi in extremis grazie all’esplosivo finale, capace di riportare il ritmo narrativo ai livelli dei primi numeri.

In linea generale, Near e Mello, i nuovi avversari di Light, risultano tra loro complementari e capaci, insieme, di sopperire alle loro reciproche debolezze; ma anche se lo scenario del duello si amplia, torna nuovamente il concetto dello scontro infantile, che Near rappresenta non più solo metaforicamente. Il giovane detective durante le sue elucubrazioni gioca continuamente con piccoli burattini che riproducono in modo caricaturale i protagonisti della storia, ribadendo ancora una volta la sfida infantile che si cela dietro al duello contro il dio del nuovo mondo, Kira.

Io sono come te. Credo in ciò che considero giusto e ne faccio la mia giustizia.

Nell’immensa scacchiera predisposta da Kira, tutto si muove in modo preciso senza lasciare nulla al caso, mentre gli shinigami (dei della morte) fanno la parte degli spettatori, rimanendo spesso spiazzati dall’incredibile numero di vittime prodotte dal quaderno. Tsugumi Ohba descrive gli dei della morte come esseri annoiati dalla loro stessa esistenza, estremamente pigri e svogliati, che solo ogni tanto, quando ne hanno voglia o se ne ricordano, scrivono qualche nome sul proprio Death Note.

Death Note il quaderno della morte

Gli umani invece sono molto più determinati nel riempire le pagine del quaderno rispetto agli shinigami, particolare che viene rimarcato più di una volta nel corso del manga per sottolineare la natura oscura delle persone che decidono di usare il Death Note in maniera sistematica.

L’opera spinge quindi il lettore a riflettere anche su vari concetti come la giustizia sommaria, la pena di morte e il senso di onnipotenza, dato che grazie al quaderno si possono raggiungere obiettivi inimmaginabili per un mortale.
Lo stesso Light Yagami, quando per un breve periodo decide volontariamente di cancellare dalla propria memoria tutti i dettagli riguardanti il quaderno per non tradirsi, si chiede cosa avrebbe fatto nei panni di Kira, ponendo il lettore di fronte alla stessa domanda.

La matita del Death Note

Death Note - RyukIl manga, fittissimo di dialoghi, non risulta mai pesante da leggere perché il ritmo rimane nella maggior parte dei casi tesissimo, supportato da disegni di alto livello capaci di caratterizzare al meglio ogni personaggio, umano e non.

Il tratto di Takeshi Obata è pulito e dettagliato, capace di trasmettere in modo preciso lo stato d’animo dei vari personaggi, grazie alle espressioni dei volti estremamente particolareggiate e una grande cura generale per i dettagli. I disegni risultano di qualità elevata per tutto il corso dell’opera, con vari rimandi all’iconografia e alla simbologia cristiana non solo durante alcune sequenze (come il rimando alla Madonna nella parte finale) ma anche nella creazione delle copertine, dove è sempre presente la croce.

Gli shinigami vengono ritratti con un tratto più sporco e grossolano rispetto a quello adottato per i personaggi umani, aumentandone il senso di inquietudine. Lo shinigami Ryuk viene raffigurato con una postura ricurva, quasi scimmiesca e un look estremamente dark, capace di saltare subito all’occhio del lettore ed essere identificato come un’anomalia anche a livello grafico.

Death Note, pur rientrando nel genere shonen, è un manga che tratta temi maturi e complessi capaci di far riflettere, amalgamando perfettamente il thriller psicologico ad alcune influenze tipiche del genere horror.
L’opera di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata è un viaggio nei meandri della psiche umana, pieno di rivelazioni sconcertanti e colpi di scena imprevedibili, in grado di catturare il lettore in un mondo dove anche la persona più comune può tramutarsi in un dio, utilizzando un semplice quaderno.
L’arma omicida più letale del pianeta.

Abbiamo parlato di:
Death Note #1/12
Tsugumi Ohba, Takeshi Obata
Traduzione di Giacomo Calorio
Panini Comics, da Novembre 2006
208 pagine, brossurato, bianco e nero – 4,50€ cad.

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