Una chiacchierata con Eduardo Risso

Una chiacchierata con Eduardo Risso

All'Alastor di Napoli abbiamo incontrato l'autore, giunto in tour in Italia per presentare la nuova edizione di Vampire Boy edita dalle 001 Edizioni. Presente, futuro e riflessioni varie sulla sua carriera e sul mondo del fumetto.

Nella tua vita hai avuto due storici sodalizi: Brian Azzarello e Carlos Trillo. Quali sono le differente tra i due e cosa ti ha spinto a lavorare per così tanti anni con loro?
In verità le differenze tra di loro sono poche. Soprattutto perché il mio modo di pormi nei loro confronti è identico: se loro mi chiedono una cosa, qualunque cosa, io cerco di dimostrare che so fare di più e di meglio di quello che loro mi chiedono!

Hai lavorato sia per il mercato sudamericano che per quello statunitense; quali sono le differenze tra di loro?
In questo caso invece ci sono moltissime differenze: il mercato sudamericano è molto statico, molto ancorato alla tradizione. Quello statunitense è più dinamico, ed in più è una grandissima finestra sul mondo: se riesci ad affacciarti a questa finestra, diventi famoso in tutto il mondo.

Ti sei quasi specializzato nel genere noir ormai! Quali sono le caratteristiche di questo genere più importanti per te?
Il mio legame con il noir è nato in Argentina, dove il noir si legava a doppio filo col fatto che i fumetti fossero in bianco e nero ed era il genere che dominava il mercato. Per il resto è un genere che mi appassiona ma non più di altri.

La serie che più ha contribuito a renderti famoso è certamente 100 Bullets. Ora che la serie è in dirittura d’arrivo, narraci un po’ della sua genesi. Hai aiutato Azzarello nello sviluppo iniziale del progetto?
In verità, no. Le linee base del tutto erano già state tracciate da Brian Azzarello. Serviva solo un disegnatore che le tramutasse su carta, Brian penso’ a me ed eccoci qui!

Il mercato italiano ti apprezza molto. Secondo te questa passione nei tuoi riguardi è anche da imputare al fatto che sei un artista poliedrico, abituato a lavorare col bianco e nero, metodo che forse ha proprio in Italia il terreno più fertile?
Si, sono anche io convinto che il motivo principale sia proprio questo. Ma voi qui in Italia avete i veri maestri del bianco e nero, tra cui quello che io apprezzo di più: Sergio Toppi.

Nel libro-intervista che raccoglieva il lungo faccia a faccia tra Frank Miller e Will Eisner, entrambi furono concordi nel dire che si trovavano a lavorare meglio col bianco e nero.Immagino tu sarai più che d’accordo! Ma quello che volevamo sapere: è in quale modo il bianco e nero esercita il suo fascino e il suo potere su di te?
Con me più che di fascino si tratta di una sorta di abnegazione. Mi spiego meglio: ho sempre lavorato col bianco e nero e non ho mai colorato da solo i miei disegni (anche se prima o poi dovro’ imparare!). In pratica non conosco un altro modo di lavorare.

Avverti in te una differenza nel modo di lavorare quando sai che le tue tavole saranno colorate?
Non c’é una vera differenza. Io penso solo in bianco e nero, perché mi interessa la maggior chiarezza che questo riesce a dare, anche e soprattutto nella sequenzialità delle tavole. Al colorista che dovrà lavorare sulle mie storie do’ solo indicazioni sulle atmosfere che le pervadono, chiedendogli di cercare di non stravolgerle. Ultimamente rimango più soddisfatto di come le mie tavole vengono colorate, come ad esempio in Wolverine: Logan, mentre all’inizio della mia carriera rimanevo sempre molto insoddisfatto.

Quali sono le tue fonti d’ispirazione più accentuate?
Sicuramente Alberto Breccia e Jose Munoz, miei conterranei di cui leggevo le storie e che mi hanno sempre appassionato. Prima ho parlato di Toppi, un maestro secondo me, ma lui l’ho scoperto più tardi, quindi non posso rifarmi a lui come fonte d’ispirazione.

Quando ti potremo rivedere all’opera su di una serie più supereroistica?
A me il supereroistico non piace molto, non lo vedo nelle mie corde, quindi su di una serie supereroistica non credo mi rivedrete a breve. In ogni caso sto disegnando una storia di 12 pagine per uno speciale dedicato a Batman.

Altri progetti per il futuro?
Sicuramente molte altre cose per la Vertigo, anche dopo la fine di 100 Bullets. Per il resto ho un progetto in cui vorrei essere anche co-autore dei testi, ma è presto per poterne parlare!

Un ringraziamento particolare come al solito ai gentilissimi e competenti proprietari della fumetteria Alastor di Napoli.

Riferimenti:
Sito web di Eduardo Risso: http://redsectorart.com/risso/index.php

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