Avengers. I modelli etici più potenti della filosofia

Avengers. I modelli etici più potenti della filosofia

Iron-Man, Capitan America e Thor sono rapprentazione dei tre più popolari sistemi etici della filosofia: l’utilitarismo, la deontologia e l’etica delle virtù.

A Ostia (Roma), presso l’Aula Magna dell’istituto superiore Faraday, il 4 e 5 settembre 2015 si è svolta la prima edizione della Summer School organizzata da Lidi Filosofici. Quest’anno il tema è stato “Marvel Philosophy. La meravigliosa filosofia del fumetto“. I corsi hanno visto l’utilizzo di X-Men, Avengers e altre realtà del mondo del fumetto per affrontare temi filosofici quali libertà, etica, identità. La scuola di formazione di Lidi Filosofici, aperta a tutti, ha permesso allo studente interessato alla filosofia e/o al fumetto di scoprire nuove vie di accesso al pensiero e al piacere del testo (filosofico o fumettistico che sia), all’insegnante di trovare opportunità di aggiornamento, suggestioni, spunti di riflessione didattica, all’appassionato di fumetti di avere dell’oggetto della propria passione una “realtà aumentata” dall’indagine filosofica così da godersi maggiormente l’esperienza di lettura. Da questa esperienza deriva questo articolo.

 

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In una eventuale Accademia degli Avengers uno dei corsi obbligatori dovrebbe comprendere lezioni di etica supereroistica e i tre Avengers principali – Iron Men, Capitan America e Thor –, anche se non è detto rappresentino necessariamente gli eroi più etici in assoluto, illustrerebbero però chiari esempi dei tre più popolari sistemi etici della filosofia: l’utilitarismo, la deontologia e l’etica delle virtù.

Iron Man segue un utilitarismo alla Jeremy Bentham per cui la finalità di ogni atto supereroico deve consistere nella maggiore felicità possibile per il maggior numero possibile di persone. Il valore in vista del quale egli agisce è perciò il buono, inteso come utile. Utile come conseguenza di un atto compiuto dopo un bilancio morale, un calcolo del buono, effettuato secondo precisi criteri: l’intensità (quanto bene viene generato dall’azione), la durata (per quanto tempo si può godere del bene prodotto), la certezza (qual è la concreta e reale probabilità di ottenere quel bene), la prossimità (quanto tempo occorre per arrivare a quel bene), la fecondità (a quali altri effetti positivi si ha accesso raggiungendo quel bene), la purezza (quali eventuali conseguenze dolorose ci aspettano, da quanto male è contaminato quel bene), l’estensione (in quanti possono godere di quel bene). Iron Man deve perciò essere un futurista, cioè un uomo in grado di predire, di vedere in anticipo, i risultati degli eventi, le loro complesse ramificazioni. Ma è difficile calcolare la differente bontà delle varie opzioni e tutti gli effetti delle diverse scelte.

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Contro una morale per cui il fine giustifica i mezzi e il ricorso a espedienti, come è l’utilitarismo di Iron Man, si schiera Capitan America e la sua etica deontologica alla Immanuel Kant. Per Capitan America ogni atto supereroico deve essere giusto, cioè aderire a principi e doveri universali, perciò non c’è fine che possa giustificare l’impiego di mezzi per principio ingiusti o il ricorso a espedienti che permettano di non compiere ciò che si deve – o di compiere ciò che non si deve. Sono le intenzioni dell’atto a contare e non le sue conseguenze: fiat iustitia et pereat mundus, regni la giustizia dovessero anche per essa perire tutti assieme agli scellerati che esistono nel mondo. Questo il motto di un’etica della convinzione più che della responsabilità, di un’etica inesorabile, disinteressata e sicuramente non sentimentalista.

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Nella “guerra civile” dell’etica tra Iron Man e Capitan America, si inserisce Thor, che si schiera per un’etica non tanto centrata sull’azione da compiere – come invece lo sono sia l’utilitarismo sia la deontologia – ma piuttosto sul suo attore, sui tratti virtuosi che possiede, sul suo carattere: l’etica delle virtù, come la “grande etica” antica di Aristotele. Thor agisce per amore delle virtù, non per le buone conseguenze o per il rispetto di giusti doveri ma perché desidera essere un individuo virtuoso. Compie quindi azioni che per lui sono insieme piacevoli, buone e belle, virtuose perché degne di lode. Egli possiede tutte le classiche virtù etiche: il coraggio (cioè il non provare timore nei confronti di una bella morte e di pericoli di morte improvvisi – un coraggio che si ha non per necessità ma per pudore, per desiderio del bello e dell’onore, per sfuggire il biasimo e perché è turpe non agire in modo coraggioso); la temperanza (che non è l’insensibilità ai piaceri, tratto non umano); la generosità e la magnificenza; la fierezza (il ritenersi degno di grandi cose, la consapevolezza risoluta e limpida della propria virtù, la dignità e il rispetto di sé e del proprio valore morale comportandosi in maniera adeguata ad essi); la mitezza (che non è l’assenza di ira ma quella di un’ira come passione interessata – è invece virtuoso adirarsi per motivi, con persone e in momenti giusti); l’amabilità (l’essere un buon amico, cioè il trattare gli altri come si deve, anche gli sconosciuti, indipendentemente dall’affetto che si prova verso di loro); la sincerità (l’onestà e la franchezza in discorsi e azioni, in ciò che si fa mostra di essere); l’equità (la correzione del giusto legale, quando la legge viene meno alla giustizia a causa della sua formulazione universale). C’è forse un certo egoismo in questo tipo di etica, nel preoccuparsi di compiere azioni virtuose più degli altri, nel riservarsi le azioni nobili, ma è un tipo di egoismo positivo: non è desiderio dell’utile bensì del bello. Inoltre, essendo le virtù rivolte agli altri, le azioni compiute in conformità a esse sono giuste perché giovano sia a chi le compie sia agli altri.

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Ciò che accomuna i tre principali Avengers è la convinzione, la determinazione a non cedere sulle proprie scelte morali. La frequentazione reciproca, inoltre, li rafforza: essi diventano migliori agendo insieme, uniti. Così essi, pur essendo uomini – più o meno –, non devono limitarsi a pensare cose umane, né essendo mortali pensare solo a cose mortali, ma possono spingersi fin dove è possibile e fare di tutto per agire secondo etica.

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